Ho fatto un aperitivo con un’amica, un posto fighissimo, rustico ma chic, uno di quei posti “ di alimenti sani”, che hanno il bancone della carne di prima scelta, e fanno gli stuzzichini con la carne della loro cooperativa, e ci tengono a farti vedere le fasi della lavorazione su un mega schermo mentre stai mangiando. Praticamente sono delle autopsie su tavoli autoptici, non si capisce bene su che tipo cadaveri, coltellacci affilatissimi che dissezionano carcasse e ne estraggono fettine di coscio, masse muscolari, costate, pezzi di interiora, con fotografie di mucche con lo sguardo nostalgico piazzate a casaccio sotto il vetro del tavolo, che trasmettono la stessa propensione a domande esistenziali, di quelle dei miei parenti sul termosifone. Fanno davvero venire appetito i loro occhi che ti fissano, ti viene voglia di strappargli le orecchie a morsi. E poi ci sono i frighi, per la frollatura, ma perché frollarle? Servitele direttamente vive, sarebbe fantastico cibarsi direttamente dalla fonte, almeno uno avrebbe la sicurezza oggettiva di cibarsi di un bovino di razza piemontese, tutti in fila con il piattino ed il coltello. Ma ci sarebbero i soliti fighetti con i guanti ed il calice in mano che direbbero :
-Cazzo siamo arrivati tardi, non c’è più filetto…vabè tagliamo la testa al toro.
E schizzi di sangue sulle gambe abbronzate delle ragazze di turno, che diciamolo, farebbero sesso nel loro richiamo ancestrale. Degne di certe scene di Baarìa di Tornatore.
Mi ha fatto ricordare, quando ero ragazzino, andavo in vacanza in una zona rurale, abitata da tribù autoctone nell’Astigiano. Quelle famiglie avevano l’abitudine di appendere sulle pareti di casa le fotografie delle loro manze migliori. Ortensio un giorno mi disse:
-Quella era un fenomeno, Lola, razza fassona, guarda che chiappe!
Ed io guardavo le chiappe di Lola, e sorridevo a Ortensio con la stessa premura accondiscendente di chi si fosse trovato davanti ad Andrei Chikatilo , ok… le avrei riviste nei dipinti di Giovanni Fattori, ma era la passione esagerata di Ortensio per i culi delle vacche che mi mandava in confusione. Un giorno mi portò nel suo nascondiglio segreto, tolse un mattone dal muro e tirò fuori decine di giornaletti porno. Proclamammo Fanny Cadeo la migliore fassona di quell’estate.
Quando uccisero un vitello in mezzo alla corte, Ortensio in mezzo ad un raggio di sole e polvere, ne estrasse il cuore, lo alzò come un calice, e ne strappò un pezzo con i denti. Ora Ortensio fa il panettiere, ha perso i capelli. Ma Fanny Cadeo regge bene.
Ne esistono di posti al mondo! 😀