Lasciami a quel che sono
Lasciami e sogna
Lasciami la mano
Fai quello che hai fatto.
Ma fai di tutto perchè questo non accada.
Ti ritrovo nel dentro delle cose
Ho così sonno di vita.
Month: dicembre 2014
la ragazza con il caschetto nero
Ha un miele che miele non è, la ragazza con il caschetto nero ha un luogo che luogo non è, uno sguardo che anticipa i suoi occhi, ti sorpassa e circonda, anche le sue mani mi osservano,quando la incrocio vestita anni 20, bella come quegli assoli di chitarra che diventano il ramo di una generazione. Questa ragazza lavora in una bottega, fa cose in cartapesta, non giostre con cavallini, ma pezzi di vie brutte, quelle che al mattino hanno i cerchi neri della notte sull’asfalto come occhi presi a pugni, la cenere di un fuoco che ha scaldato qualche prostituta. Oppure capannoni abbandonati, e uomini anonimi, li modella seduti e pensosi come Il pensatore di Rodin. Ogni volta che passo davanti alla sua bottega “La veranda”, vedo i nuovi lavori esposti in vetrina, piccoli presepi urbani. L’altro giorno sono passato e stava chiudendo il negozio, una bellezza virginia, composta.
-Sono davvero belle le cose che fai.- Le ho detto.
-A volte sento troppo cuore dentro al cuore, devo farne uscire un po’ ogni giorno per stare bene, lo faccio per guarirmi.- Una risposta così particolare, mi aveva spiazzato.
-A volte è così, e tu sei brava a dare anima a dei luoghi senza anima- Le ho risposto.
-Dici?
-Si quella strada che hai fatto l’altro giorno, è una strada di merda, la conosco, ma da quando l’hai fatta tu con la cartapesta è meno pesante una specie di mal comune mezza felicità, una roba così.
Lei si inchina per chiudere il lucchetto, il vestito le si stringe sul culo, mi viene qualche pensiero impuro. Penso che potrebbe tirare fuori da me qualcosa, per un attimo penso che sia l’unica in grado di farlo.
-Tu invece che fai?- Mi chiede.
-Mi sto inaridendo, e ho paura- Dico. E poi ci siamo avvicinati le sono stato abbastanza vicino da sentirne l’odore, da sentire il suo sguardo che osservava i luoghi alla deriva dentro di me, facendosi un giro, ho sentito l’eco dei suoi passi nudi e le sue mani accarezzare un uomo circondato dall’edera.
Ci vediamo per un caffè?
Ci vediamo per un caffè?
Un caffè! Ma vediamoci per un castello,
un atollo tutto nostro.
Vediamoci per l’intera collezione impressionistica
e anche post impressionistica
ma mettiamoci dentro anche tutto il cubismo:
che così possiamo mettere tutto dentro a scatoloni cubi.
Vediamoci per rubare un pezzo di mondo,
e poi restituirglielo in forme d’arte solo nostre.
Non mi dite più vediamoci per un caffè,
è sminuente, vediamoci per nulla piuttosto
per un volo tra la gente
per duecento euro, che così ci vediamo di sicuro.
P.S. Ma i bar rimangono delle camere di decompressione importantissime, baite galleggianti nell’oceano, a Cuneo mi sedevo da solo alla pasticceria- bar “”Airone”, dove era passato un casino di tempo fa Hemingway , andava matto per i cuneesi al rum, sbattersi fino a cuneo per dei cioccolatini al rum, mi sembrava incredibile, ma c’erano le foto a testimoniarlo, ma poi ha preferito Cuba, il Cubismo insomma. Il Rum!
Gabbiani
Oggi ho visto i gabbiani alla fermata
un gruppo di gabbiani che volava in alto
Nel freddo di dicembre, sospesi nel blu
sopra quella via che non aveva nulla da dire.
E ho pensato che era un bel segnale,
perché hanno volato sopra di me un bel po’,
ho pensato che sapessero chi ero,
si chiamavano, eravamo un bel gruppo,
mi sono sentito un’isola
“inizia l’estate” ho pensato;
dopo un inverno di cui non ricordo l’inizio.
Ti origamo tantissimo
Ci andrebbero mille nuove parole per descrivere un sentimento come l amore,
purtroppo ne abbiamo solo una
che puzza perché la indossano tutti.
Porta malattie ha il colera dentro ,
è una parola che sta nelle fogne, nella morte
e te la metti in bocca.
Come minimo ti viene l’influenza;
quando vogliono creare una pestilenza usano la parola amore o love ecc..
Amore di qua’di là…come può non essere infetta
una parola così fottutamente usata ?
Non vuole dire più nulla, è spremuta.
Una parola usata per altri scopi
Invece ha più amore dentro,
lo senti che è ancora piena di succo,
origami ad esempio, ha ancora mille forme dentro,
Ti origamo tantissimo ;
sarebbe già molto meglio.
ora siamo seduti sul nido degli arcobaleni
Non abbiamo più segreti, anche se non ci conosciamo
Ci siamo ritrovati ,eravamo fabbriche d’amore abbandonate,
ora dammi un piccolo fiore posato sulla tua lingua,
passiamoci petali come ostie colorate
siamo vetrate che cadono
mentre ingoiamo petali ,
la tua coda di capelli è un glicine
la tua bocca è un calice
siamo stati posti dismessi,
città in rovina,
dove potremo andare?
Ora siamo seduti sul nido degli arcobaleni.
Il cavallo e la prateria
Forse io ero la prateria e tu una cavallina
Potevamo amarci così?
Potevo sentire i tuoi zoccoli sull’erba
e tu il mio sapore, potevi masticarmi,
potevo darti giaciglio e tu calore.
Era già qualcosa no?
Poi siamo rinati tutti e due cavalli,
ma senza prateria, il padrone ci teneva separati
ci siamo incontrati solo in quei giorni
in cui mi portava da te per montarti.
Due purosangue, bellissimi,
ma destinati a figliare o montare,
non era la nostra idea d’amore.
E così abbiamo provato a diventare tutte e due prateria,
ma eravamo così simili da non riconoscerci,
eravamo uno nell’altra senza vederci.
Ora che siamo diventati umani, dove ci nascondiamo?
Forse ci siamo incontrati come quando eravamo cavalli,
abbiamo fatto sesso senza riconoscerci.
Oppure ci siamo persi, in mezzo alle praterie di persone.
Potremmo metterci d’accordo, darci un segnale inequivocabile,
una margherita tra le dita in un posto che decidiamo assieme,
un lanciarazzi, un nitrito sulla metro. Decidi tu.
Che fai a capodanno vieni da me?- Mi dici tutta trottarella.
-Che fai a capodanno vieni da me?- Mi dici tutta trottarella.
-Non lo so ho mille cose da fare- Ti rispondo
-Tipo?- Mi dici Gaiotta
-Mi piacerebbe andare al mare.- Ti assortisco.
-Allora passiamo capodanno nella mia casa al mare!- Dici infondendomi un certo entusiasmo.
-Se ti dicessi che voglio andare in montagna?-
-Avrei una casa in montagna!
-laghi?
-Ho una casa hai laghi!
-Cimitero?
-Ho una casa al cimitero!
-Stalla con vista Miami?
-Ho pure quella.
-Se volessi passarlo a casa mia?
-Ho una casa a casa tua!
-Allora non ho scampo
-No! E io non ho nemmeno una casa mia
-Ti sei inventata tutte quelle case per me?
-Ci sei arrivato !
-Sono un po’ tonto devo chiamarti amore adesso o facciamo dopo le prove tecniche?
-Comincia a farlo adesso che poi le cose tecniche non si sa mai come vanno.
-Va bene amore, adesso che abbiamo una casa nostra e stiamo insieme potremmo già proiettarci nel 2015
-Proiettiamoci, arriviamo a capodanno sfiniti di un pò sbranati a morsichi
-Sfiniamoci d’amore amore.
L’amore è un fuoco pirotecnico
Susanna come suggerisce il nome, adorava la panna, aveva già una pelle grassa di suo,( una dolcissima fochina che ho amato fino a quel giorno) quell’eccesso di sebo, si accumulava sulla sua pelle in puntini rosa, come capezzoli lillipuziani deliziosi, a me piacevano moltissimo, erano in sottile rilievo su tutto il suo corpo e quando facevamo l’amore creavano sensazioni stimolanti. Chi poteva immaginare che sotto quelle capocchie rosa si stesse covando un arsenale pirotecnico? Nella nostra convivenza sentivo ranzate di solfatara, ma pensavo che era per via di quelle strane saponette all’aleppo o allo zolfo, e perfino alla strana conformazione del nostro amore, anche io stavo assomigliando sempre di più ad un tricheco, non avevo bisogno nemmeno della crema per proteggermi dal sole, quello strato di unto sulla nostra epidermide non se ne andava nemmeno dopo la doccia, era impermeabile all’acqua, uno strato di cera . Sudavamo freddo sotto la pelle in piena estate. Orgasmi seborroici, tutto perfetto. Potevamo fare a meno del burro per intingere le teglie per le torte, o lucidare il parquet rotolandoci nei nostri giochi per versi, nel senso che prima ci rotolavamo in un verso e poi nell’altro, fino a scontrarci e agglomerarci in un corpo solo.
Non eravamo diversi dagli altri, fino al giorno in cui mi disse :
-Vieni a vedere amore! Schiacciandomi un punto rosso è uscito questo.- Presi in mano la cosa, era solida e grande come le candeline dei compleanni. La buttai, ma sinceramente iniziai ad inibirmi parecchio, nei giorni successivi riuscii a trovare le scuse più disparate per evitare di rotolarci assieme. Una sera avvenne l’inevitabile.
-E’ per via di quei cosi che ho nella pelle vero?- Io feci finta di scendere dalle nuvole, ma lei andò in bagno e pianse, stette delle ore nel bagno.
-Amore esci? Guarda che a me piaci così come sei!
-Stronzo!- Stetti sul letto ad osservare la luce del bagno che filtrava nella stanza, ogni tanto sentivo un piccolo “pluf” e poi il rubinetto aperto, l’alba pareggiò la luce che proveniva dal bagno, cercai di darmi delle risposte, forse il mio inconscio aveva interpretato quel piccolo tampax corporeo con un fallo di cane, cercai di fondere quell’immagine a quella più rasserenante di un piccolo cornetto di corallo, ma il cornetto di corallo cos’era se non uno cazzetto di cane?
-Amore mi è passata! Giuro.
-Ho quasi finito!- Disse, facendomi venire un groppo in gola. Mi alzai, lei aprì la porta chiusa a chiave, aveva il volto tumefatto e tutto il resto del corpo gonfio e rosso allo stesso modo. La vasca piena di quei cosi rossi, accatastati l’uno sull’altro assieme a tamponi di ovatta.
-Amore, ti porto al pronto soccorso, hai bisogno di…- Lei mi interruppe, ero sconvolto.
-Di amore! Prendimi una sigaretta, fumiamola assieme, come facevamo sempre .-Rispose.
L’ abbracciai da dietro, e dopo essersi accesa la cicca gettò il fiammifero nella vasca, un botto pazzesco fece tremare il mondo. Mi svegliai di soppiatto.
-E’ stato soltanto un petardo, di quelli potenti.- Mi disse Susanna, aveva ancora tutti i suoi puntini rossi, la abbracciai e tutto ritornò come prima, il nostro amore continuò per tre giorni, fino a quando mi disse di provare una forte attrazione per il farmacista, e che era meglio non vederci più.
Da allora ogni capodanno compro una scatola di petardi, per aprirli sniffarli e ricordare il suo odore, poi li butto nell’organico, senza scoppiarli, come fossero pezzi di carne.L’amore è un fuoco pirotecnico
I trasporatori dei pensieri
Un’altra notte in bianco a pesarti, arrivano camionate di pensieri, dovrei mettere un dazio per pesarli e farli passare solo se pagano un fiorino. Ad esempio che pensiero è un camion che trasporta rane? Dove le portano tutte quelle rane? In quali zone dei miei pensieri?
-Posso passare?- Dice l’autista in canotta. Perché nel mio pensiero adesso è estate.
-Vai di là- Le indico la strada, lui sorride con la cicca all’angolo della bocca, qualche rana saltella giù.
-Senti ma dove le porti tutte ‘ste rane?- Chiedo prima che sgasi. Lui scende, ho quasi paura, è smilzo ma tutto nervi e muscoli, uno che lavora molto.
-Guarda che non mi diverto ad andare su e giù, con le cose che pensi, ma se ti rilassassi un po’? E’ festa anche per noi trasportatori di pensieri.- Ci guardiamo, ha un accento romagnolo, apre la bocca aspettando una risposta con una eleganza pratica.
-Ma i pensieri che pensi tu, sono a loro volta trasportati da altri trasportatori e via dicendo? –Gli dico.
-Ma che cazzo ne so io, non mi faccio paranoie, quando mi va bene vado anche a donne, quando sognano di fottere, mi scopo anche le mogli in certi sogni che fanno, pensieri notturni, questo lavoro è così, capita di tutto, siamo come taxisti, ci chiamano e il primo che arriva prende la corsa, e capita di tutto. Ora fammi andare a portare queste rane ah! No pardon, dovevo portarle fino qui.- Sale su e le scarica.
-Ora dove vai?
-A fare un corso di guida per aerei, c’è gente che sogna di volare e non riesce a decollare, crede che sia colpa sua ma qui ci sono un sacco di scansafatiche.
-Porcatroia, è successo anche a me, ma da anni. Ma voi siete sponsorizzati dall’ordine degli psicanalisti?
-Essivede che becchi Osvaldo, o Fiorenza, loro non sanno nemmeno cos’è la cloche, non sei l’unico che fa questi reclami, gli psicanalisti? Lascia perdere, mi è capitato di fare pure quello, ma detto tra noi non stavo manco a sentire, parlano, parlano di tutto, anche nei sogni, beh ora devo andare cmq piacere Ottavio.
Mi stringe la mano forte, ci sono pensieri pesanti ,uno può pensare anche di fare traslochi o lottare con le tigri. Chissà quante cose avrebbe da raccontare Ottavio. Ma se ne va con il suo camion, le rane svaniscono piano piano, mentre arriva un’altra figura, ed in braccio ha te, controlla la bolla.
-Si è qui, eccotela, tienitela per un po’ che mi devo fumare una sigaretta, scrivigli una poesia un po’ più lunga, me sta tanto simpatica ma ultimamente la pensate in molti, oggi l’ho portata a tre indirizzi diversi.
Sono confuso, non ho manco voglia di scrivergli una poesia, le dico di portarsela via, lui sbatte a terra la sigaretta, dice “mavaffanculo pensa a tua sorella la prossima volta”, la riprende in braccio e se la riporta via. Mi viene in mente una canzone, chissà chi trasporta le canzoni. Non lo voglio sapere, vado a farmi un giro su youporn.