Una rana con gli occhietti al sole,
ha le manine innocenti, dentro la palude.
Le dico “ciau” e compaiono i pesciolini rossi.
Questo rio, sembra la vena di una dea, una vena senza pareti.
E parte tutto da lassù, da quel ciglio di neve al sole.
Così sappi che quando ci baceremo,
non darò per scontato il tuo inferno di neve.
Perché le tue natiche erano appoggiate nel muschio
sul dorso di una betulla.
Prima ancora.
Che la tua pelle bianca, si facesse albero per me.
E aleggiavi tra gli sconfinati e distesi prati, arrossati di petali.
Prima ancora, di cercare una farmacia aperta,
per questi papaveri appassiti, su cui fare nascere sospiri,
ad ogni piccola attenzione, premura, carezza.
Ci siamo amati su prati calpestati,
come soldati usciti da una guerra,
e sui tuoi passi, topolina,
ho seguito la tua andatura,
tu la mia ,
Prima ancora,
di fare l’amore davanti allo specchio.
Se un giorno ci perderemo,
in uno di quei pomeriggi assonnati,
ci riprenderemo tra le braccia ?
Ci ricorderemo di esserci così tanto vissuti?
Copyright : Andrea Gruccia.
