Month: luglio 2015

Una luna di vetro

Patrizia era appena ritornata a casa, <fuori piove> mi aveva detto con i capelli tutti bagnati, <ti prenderai una polmonite, vado a prendere il phon>
<Ho solo bisogno di un bagno caldo> Cercai di abbracciarla, mi allontanò con la mano, posò gli occhiali rossi sul tavolo, le lenti appannate, il vestito bagnato schiacciato sulle sue spalle sgocciolava sopra i suoi sandali, allungai una mano verso la sua, ma lei si chiuse in bagno, pensai di prepararle un caffè, il temporale era uscito d’ improvviso, uno di quelli potenti che fanno scomparire le persone dalle vie e le raggruppa in piccoli spazi coperti, doveva essersela presa tutta quella pioggia. Sentii il rumore delle biglie di vetro, aprii la porta del bagno, era nuda di schiena, in piedi nella vasca con le biglie che le arrivavano ai polpacci.
Ci avevamo messo un anno a trovare tutte quelle biglie, mercatini, annunci, manciata dopo manciata, le piacevano e questo poteva bastarmi, diceva che se la casa fosse andata a fuoco, le biglie sarebbero rimaste intatte, o al massimo si sarebbero fuse assieme, senza perdere la loro bellezza, perché il vetro è fragile, ma imbattibile in resistenza nel tempo. Ogni tanto faceva questi bagni nelle biglie. E qualche volta ci entravo anche io.
<Amore mi accendi una sigaretta?> Quando entrai per porgergliela, era immersa fino ai seni, con la testa reclinata indietro, gliela accesi e la posai sulle sue labbra, presi un accappatoio giallo posato sul cestone della biancheria e cominciai ad asciugarle i capelli, l’acqua calda scendeva sulle biglie, e d’un tratto si alzarono sospese e lucide nell’aria, ne spostai un po’ con la mano facendole cambiare traiettoria, mi feci spazio per entrare nella vasca, spostandone altre, vagavano dolcemente rimbalzando sui muri, e ritornando a fluttuare leggere da esser spostate dai suoi sbuffi di fumo.
<Guarda che buffe, chissà cosa le farà muovere!> Disse.
<Forse la stessa forza che fa galleggiare le cellule nei nostri corpi> Ma non importava, le cose senza risposta si manifestano continuamente, ed il fatto che anche la vasca si stesse librando nell’aria, e i mattoni si stessero staccando dai muri, per vagare attorno a noi e alle tubature, che importanza poteva avere? Le finestre si staccarono dai loro infissi per volare come farfalle, i palazzi si scomposero in una danza di elementi. Noi continuammo a baciarci, mentre il sole con le sue braccine si asciugava la fronte dopo milioni di anni, e poi anche il sole nuotò nello spazio fino alla luna, incendiandola prima ancora di poterla abbracciare. Dirigemmo il getto della doccia verso il sole per farlo raffreddare, il sole si avvolse con il cielo, e con le sue manine raccolse tutte le nostre biglie in sospensione e le fuse in una nuova luna di vetro. Si tolse la camicia di cielo e la rimise al suo posto, le case cominciarono a ricomporsi, tutto, tranne le biglie. Una luna di vetro, anche il sole aveva qualcosa da abbracciare, da fondere e ricomporre all’infinito. Patrizia era proprio così, come quella luna bella e fragile, con quei bagliori colorati che le uscivano da dentro e mi sorridevano nel buio.