Russa con una musicalità che ricordo
da quando sono bambino.
il russare dei miei genitori
era come un canto di balene
nella mia insonnia al terrore
avevo abissi onirici
sono nato con uno strascico di malinconia
ricordo una placenta di stelle
l’emozione di toccare terra
tra i suoi odori e gli animali
l’orgasmo della luce,
crescendo si dimentica
ho lasciato pezzi di me come moduli spaziali
mia madre russa come i resti
della felicità, in una clessidra.
Testo e immagine copyright Andrea Gruccia
Dalla raccolta -voci bianche – Marco Saya Edizioni
Stampa fotografica applicata su tela.
Tecnica mista 2020
