Dal torrione che ho sulla testa
si affaccia una ginestra giocosa
un porcilaio vuoto su cui ho buttato calce viva
due finestre d’occhi sono i miei
ma li guardo da dentro
sono una casa che si affaccia allo specchio
la mia rabbia sta su un divano
ogni tanto esulta come quei pupazzetti a molla
e mi viene da tagliare, lacerare, spaccare qualcosa
butto nella notte sacchi di rose marce
tutte parole buone a nulla!
Richiamo tortore dalle campagne e cardellini
che facciano il nido tra i miei neuroni
tutto questo dico, per pochi coglioni
che mi strappano pezzi di fegato
a difendere il cuore ho messo un muretto a secco
e fichi per l’ombra e un fucile
un cane fedele abbandonato nei sogni
e poi una foresta verginissima
per le noiose parole
dovrei fare piovere prima che mi arrivino alle orecchie
ci metto anche nuvole buone
dal torrione che mi ospita
mi faccio paese che vaga
in città, con sempre meno vagare
riparo i tetti, dipingo i legni delle barche
do il bianco alle parete interne
butto via un sacco di immaginette
certi amori come i santi non servono a nulla.