Quando ero bambino, sovente si bucava il cielo, perché era così teso e terso, che bastava un soffio di vento, una felicità abbondante che come un pallone rimbalzava e bucava l’azzurro. In merceria vi erano le toppe di cielo e i bottoni di stelle. Mia nonna il cielo lo cuciva da sola con fili circa dello stesso colore, salendo su una lunga scala da fienile. Così capitava che in certi punti, con il peso delle nuvole, le toppe si rammollivano e le nuvole calavano fino a terra e noi bambini le mangiavamo a morsi.
Una volta il cielo era tutto rattoppato di stoffa di ogni colore, a volte se la luna rischiarava troppo, qualcuno la copriva con un lenzuolo. Ognuno della luna ci faceva quel che voleva, c’era una libertà lunare autentica. Giocavamo a tirarle le pietre e a godere degli sbuffi di polvere lunare. Avevamo imparato a usare i pezzi di cielo rammollito, come una fionda, uno per volta ci si faceva catapultare sopra. Così potevamo esplorare quella terra in cui ognuno nascondeva i propri segreti. Una volta sulla luna volle venire anche Ester e lei non parlava come tutte altre ragazze, sapeva solo fischiettare, certo noi la capivamo, avevamo imparato la lingua dei fischi, solo che lei fischiettava in modo che faceva emozionare anche la luna, e diventava piena, anche se era calante. Di tutto quel periodo, il suo modo di fischiettare melodie che conosceva solo lei, mi fa ancora emozionare. Con i suoi fischi, condizionava maree. Una volta era riuscita a fare rimanere la luna piena per un mese intero. Quando c’è la luna piena, immagino Ester affacciata al balcone, con il suo fare zelante e semplice, fischiettare con la luce spenta, vestita solo con due spessi occhiali neri.
disegno Giulia Cavallo
una fantasia eccezionale crea mondi nuovi che restano come cristallizzati nelle parole, paesaggi e mondi virtuali che creano quasi un ponte tra lo scrittore e il lettore, uno scambio che per un attimo ci porta fuori dalla realtà. bellissimo!!!!cia
o!
GRAzie Maria 🙂
bellissimo, grazie per questo volo!
grazie 🙂