Le bandiere un giorno spariranno
hanno creato troppi equivoci i colori
le foto in bianco e nero
hanno solo tonalità di grigio,
come la vista dei cani
siamo più simili al negativo
i mari come il sangue
le montagne come la pelle.
Ho visto un uomo seduto,
ad emissioni zero
un fazzoletto di terra, una casa
un grigiore caldo tra i fumi
aveva la testa tra le mani
gli spari che non meriti di vedere
osserva un albero al posto del telegiornale
una sintonia chimica,
cosa vuole di più un uomo?
Quando ti fanno una foto
Tutto ciò che apparirà attorno alla foto
sarà il futuro che non puoi sapere
voci che non potrai sentire
ma in quella foto tu non cambierai
ogni foto ha in sé la morte
nelle foto sono tutti morti con le loro bandiere,
tranne i prati verdi in tutto il mondo.
Month: novembre 2015
L’uomo che tatuava con lo sguardo.
«Lo sai che con gli occhi riesco a disegnare su qualsiasi superficie?». Le ho detto, per attaccare discorso, lei ha risposto: «Tipo?».
«Ho ritratto delle nuvole in cielo, e delle montagne sul soffitto, solo con il pensiero».
Ha sbuffato: «Quello lo sanno fare tutti». Le ho risposto sottovoce: «Guarda lo vedi il braccio di quel signore? Ora con la sola forza del pensiero ci tatuo il tuo volto». Guardavo lei, e guardavo il braccio del signore, aggrottando la fronte per lo sforzo. «Scusami, ho finito l’inchiostro». Lei tirò fuori dalla borsetta il suo smalto nero, lo strinsi nella mano e mi concentrai. Il signore si accorse della cosa a tatuaggio finito.
«Cazzo sei bravissimo, ma è venuto tutto mosso». Intanto il tipo si alzò, mandandomi occhiate assassine.
«E’colpa del pullman, si muove troppo». Lei rise, mentre il signore afferrava il mio polso.
«Mi ha imbrattato il braccio in maniera indelebile, lo sa che è reato vero?».
«Guardi che è impossibile tatuare le persone con la forza del pensiero» dissi. Il tipo ci pensò.
«E allora come mai assomiglia alla sua ragazza?».
«Lei? Io non la conosco, non so nemmeno come si chiama!». Al che, la ragazza s’inalberò.
«Sei un vigliacco! Senta, è stato lui a disegnarle il mio volto con la forza del pensiero, e comunque piacere, mi chiamo Antonia».
Fu una scintilla, una di quelle cose inaccettabili. Si baciarono mentre lui stringeva ancora il mio polso, ed era talmente forte che non ho sono osato ribattere. Sono finito con loro al ristorante, e poi nel letto di un Hotel a una stella. Se non fosse stata la giornata del cornuto, mi sarei sentito veramente solo, sentirsi cornuti di una cosa nemmeno nata. Per vendicarmi, mentre dormiva, ho disegnato un bacio sulla fronte di lei, e sono andato via.
Foglie
Questo video è molto suggestivo e il mezzo mi ha fatto emozionare… che bello quando le parole suggeriscono musica! Grazie!
Foglie
C’è chi non si emoziona più,
qualche foglia resiste
nel novembre caldo
come un vecchio sul letto.
Bevono fumano, si tagliano le unghie,
mentre la luce filtra
lame incastonate e fisse
che fanno a pezzi la città.
Qualcuno ha sbranato gli uccelli,
o qualcosa dai volti
ci si saluta quando ti danno il resto.
Ho comprato una brioche,
mi han salutato in cinque
per un euro
e un macchinario succhiafoglie
riempiva l’aria di polvere
come se dal catrame dovesse nascere qualcosa.
Le foglie secche assorbono l’angoscia dai passi
e calmano lo sguardo dagli orrori edilizi
una volta c’erano sorrisi con arabeschi.
C’era connessione, alla fila del pane
ci salutava prima di entrare
le case dovrebbero essere come funghi
l’apice terminale di un sistema radicale
che infrange i pozzi e i tempi
sotto metri di neve
profumavano di foglie lontane.
Il melo strano
Ho preso un melo nano
con meline che sembrano ciliegie,
non si trovano al mercato
sono più bacche che mele.
Ed io mi sento un po’ così,
una bacca, una melina di nicchia
da siepe, da balcone
una mela da guardare senza toccare,
per stranezza o bruttezza, o spocchia.
Non sto bene con i baffi, o con la barba
e neppure senza baffi e barba,
sono più un melo strano che un uomo
con meline che sembrano elegie.
Se dovessi chiedere un amore al kebabbaro
Se dovessi chiedere un amore al kebabbaro
lo vorrei tutto completo, con salsa, cipolla e universo.
“Mettici tutto dio santo!”. Gli direi.
“Quale dio?”
“Non importa mettici un dio qualunque, con tanto ketchup”
“L’universo lo vuoi con stelle fritte?”
“Sì ma non esagerare la Via Lattea basta, piuttosto mettici tutto il kit di pianeti, senza Paolo Fox però”
“Quanti baci vuoi che ci metta?”
“che ne so, vanno a chili o a numero?”
“Facciamo un mix di stelle fritte e baci?”
“ok, facciamo un miliardo di stelle e un miliardo di baci”.
E poi lo mangerei con te, un pezzo per volta.
Magari investirei cinquencentomila stelle fritte e baci
in azioni per il futuro, non si sa mai.
Le code degli scoiattoli
Oggi sul tiglio spoglio davanti al mio balcone, ho visto uno scoiattolo di cinquanta chili, e non ho contato la coda, perché per me, le code degli scoiattoli indipendentemente dalla grandezza, pesano come una piuma. Fatto sta, che gli ho tirato delle noci, lui le prendeva con le mani e in solo morso separava il gheriglio, sputando il guscio sui passanti. «Mamma guarda uno scoiattolo obeso!» ha detto una bambina, «Signora tenga, le piacciono le noci». Ho lanciato il sacchetto di noci alla madre; lo scoiattolo è sceso dall’albero, si è messo davanti alla bambina, erano alti uguali, la piccola ha guardato la madre, la donna ha fatto un cenno di assenso, e così la bambina è salita in groppa allo scoiattolo. Ho passato il pomeriggio a vederli giocare, sorrisi di gioia e saltelli di coda da un ramo all’altro, senza la paura di cadere. Penso che i bambini pesino come le code degli scoiattoli.
La felicità di un verme
Pensa che buffo se avessimo un solo occhio,
un solo orecchio
un cervello con un solo lobo.
Una mano, un piede.
Se fossimo completi senza una simmetria complessa,
nella semplificazione meno dolorosa possibile.
Come un verme di poca terra e felicità infinita.
E invece siamo in due simmetrie diverse,
e abbiamo un solo cuore.
Mi sembrava che per amare bastasse avere gli occhi nella pancia
Ascoltavo Elettrica Salsa, ignorando per forza di cose
la qualità delle mie scelte.
Mentre la vita prendeva a zappate la mia anima
lo aveva già fatto. Il concentrato del piacere
è l’ingenuità, avrei voluto riattaccare ogni foglia.
C’è una specie di centrifuga buia sullo sfondo,
da una parte butta il succo, dall’altra la pelle.
Mi sembrava così forte l’uomo, in confronto all’erba,
e quel che accadeva ogni tanto, era l’errore di un ingranaggio;
ragazzi finiti tritati nelle balle del fieno,
persone esplose con la loro macchina.
Ero sicuro che la voce degli uomini,
fosse più forte di quella dei galli,
che la musica, aggiustasse tutto in qualche modo.
Mi sentivo così distante, da chi parlava solo di motori
di vacanze, e scarpe e profumi per rimorchiare,
non sapevo che quegli occhi erano da proteggere,
per quanto inutili,
con quegli occhi ho sentito più amore nei cani e nelle piante
ho sbranato qualcosa anche io,
in quel sentirmi braccato.