Sapete quelle tazzine da tè o caffè, che si tengono chiuse nelle vetrinette degli armadi, quelle per gli ospiti. Di solito stanno lì per decenni. Non si buttano perché ormai fanno parte della famiglia. Mi ero accorto che una di queste, quella con il bordo nero, si era innamorata di una bottiglia blu, ugualmente inutile, che avevo sul frigo. La tazzina in questione si spostava verso il vetro fumé della vetrina, con passi lenti da tazzina. E la bottiglia, una dal collo lungo, il numero tre di una collezione firmata da Dalì, era più luminosa delle altre due sorelle. Così un giorno decisi di organizzare una cena a due. Misi la tazzina e la bottiglia sul tavolo, a lume di candela, preparai del tè e una brocca di vino e le lasciai sole per tutta la notte. Il mattino, avevano bevuto tutto il vino, dormivano abbracciate al bordo del tavolo, e la candela sciolta sembrava un pianto. Non volevo svegliarle, le rimisi soltanto al centro del tavolo, per paura che cadessero a terra. Non sapevo chi era il maschio o la femmina dei due, negli oggetti questo non importa. I giorni successivi lasciai dei fiori sul tavolo, e altro vino, che si divertissero, in fondo la casa era loro, ai loro occhi dovevo essere un oggetto come tutti gli altri. Al ritorno, le avevo ritrovate di nuovo abbracciate. La tazzina era piena di petali, e la bottiglia senza tappo aveva dei graffi sul collo. Le coprii con una coperta, dopo qualche ora, ritornai per vedere se avevano bisogno di qualcosa. Erano cadute a terra senza fare rumore, si erano rotte assieme, cercai di raccogliere ogni pezzettino, le rincollai insieme in un oggetto solo, un po’ blu e un po’ bianco con la riga nera. Pensai che l’unico modo che hanno gli oggetti per fare l’amore, era quello di rompersi insieme. Riempii il loro stomaco di alcool e amarene, se avessero avuto fame, anche gli oggetti hanno ferite che guariscono solo se si rompono.
delicato e intriso di rara sensibilità questo tuo scritto mi è piaciuto moltissimo.Così tanto che lo rebloggo.
Buona domenica
Daniela
grazie!:) Buon LUnedì.
Grazie Daniela!
Veramente bellissima, l ho letta grazie all amica Daniela che l ha rebloggata. Di una tenerezza infinita, una favola. Grazie
GRazie principessa.
Sembra un raccontino per bambini, invece nasconde una verità profonda che chi è adulto può capire perché ognuno di noi :ha o ha avuto “ferite che guariscono solo se si rompono”.
Certe cose rimangono, si cronicizzano, ci devi tessere sopra altra vita. Grazie Laura.
Molto bello e originale, sfiora o meglio è poesia. Hai saputo creare l’incanto di un amore non troppo felice ma pieno di nostalgia, in cui il lettore si sente coinvolto al punto da non saper scegliere se essere uno degli oggetti o il dio-uomo che li aiuta e li protegge, tanto tutti i protagonisti sono intrisi di umanità vibrante. Lo rebloggo.
GRazie, Marcello. A volte anche gli oggetti hanno bisogno di essere animati. Ciao…
L’ha ribloggato su marcellocomitinie ha commentato:
Molto bello e originale, sfiora o meglio è poesia. Hai saputo creare l’incanto di un amore non troppo felice ma pieno di nostalgia, in cui il lettore si sente coinvolto al punto da non saper scegliere se essere uno degli oggetti o il dio-uomo che li aiuta e li protegge, tanto tutti i protagonisti sono intrisi di umanità vibrante.
Geniale, sei bravissimo, Un saluto
grazie!!!