I palazzi non c’è nessun insetto che se li mangia, sono immobili fino a quando crollano, un po’ come Franca, è così immobile, dove la metti sta. Però oggi a dire il vero, ho visto un gruppetto di persone, intente a mangiarsi l’angolo della palazzina di via Corradino, dove c’è la banca, pezzi di mattone e intonaco. Avevo fame anch’io e allora ho provato a mordere un mattone. «Fatti più in là, fino a dove arriva la mia mano è mio ok?» Mi sono messo a debita distanza e ho appoggiato i denti al muro, un male cane, mentre loro erano già arrivati alla polpa, e all’ossatura del palazzo. Volevo anch’io arrivare all’osso e ho cominciato a dare giù di denti come un picchio, un fumo di polvere e sangue, e finalmente la parte morbida, ho affondato quello che rimaneva dei denti e ho tirato fuori un pezzo di muscolo di palazzo. «Diamoci dentro ragazzi! O ci toglieranno anche questo!» ha urlato il capo. Un gruppo di anziani mi stava guardando con la fame negli occhi, «sa di pollo», ho detto, e ho lasciato la parte commestibile a loro, spostandomi a picchiettare un pezzo nuovo del palazzo. «Arriveremo alla banca, sarà scoperta come un nervo, e mangeremo anche quello! avete fame ragazzi?» Disse qualcuno.
Rispondemmo di si, in un coro sempre più ampio, quelli che avevano imparato ad arrivare all’osso si spostarono ad un altro palazzo, era un picchiettare continuo di denti, una nube di fumo e sangue, ed ossa tirate a forza fuori dai muri, buone da spolpare fino al midollo, e poi più dentro fino ad estirpare i nervi a morsi.