L’acqua del pozzo turchese

L’acqua del pozzo turchese non l’aveva più bevuta nessuno, nemmeno Franco il vecchio, che di cose ne sapeva, il pozzo rimaneva una cosa isolata nel campo e si perdeva tra gli steli di camomilla o menta piperita, secondo le annate. Maria da giovane aveva capelli così corposi e riccioli, diceva Franco, che una mattina ci trovò una piccola stella nera conficcata dentro, era caduta dal camino, prima che si svegliasse. Si diceva che le mani di Franco avessero poteri, le madri portavano i bambini, e lui doveva benedirli toccandogli la fronte. Poi tornava in casa da Maria, non riusciva proprio a svegliarla, la vestiva e la portava addormentata in giro per il paese, tutta la città sapeva, che era stata l’acqua del pozzo a farla addormentare. La portava da una parrucchiera selvatica, a comprare il pane, e poi a prendere il sole sul campo che finiva a ridosso del mare. Pablito e Michele lo spiavano spesso dietro la grande collina di sabbia, erano stati guariti dalle sue mani. «Scommetti che oggi riesce a svegliarla?» disse Pablito sotto il vento che gli buttava la sabbia della collina negli occhi, tirò fuori dalla tasca dei soldi, li impugnò e affondò la mano nella sabbia. «E’ la mia preghiera per Maria». Disse, e Michele si tolse il cappello di paglia, e lo affondò nella sabbia. Passarono gli anni, di cose nella sabbia ne avevano messe molte, il vento aveva spianato la collina, se non fosse stato per le radici di quelle erbacce perenni, che come piccole mani tenevano fermo un pezzo di passato, avrebbero trovato tavolette di cioccolato, orologi da tasca, proiettili e una bottiglia di rum. Franco e Maria erano invecchiati assieme, però Maria al contrario di Franco, non aveva rughe. Un giorno tutto il paese portò Maria in processione, al posto del santo, lei russava e la folla applaudiva, e Franco a suo modo benediceva ancora. Poi ci furono i fuochi d’artificio, e mangiarono paella, e la banda del paese suonò per tutti, anche per Franco che ballava con Maria, e la baciava, che non si svegliava, e a Franco gli venne un’idea: «Portiamola dal dottore!». La festa si fermò in un brulicare di voci. «Non abbiamo bisogno del dottore, hai sempre risolto tutto tu, non tradirci! E’ stata l’acqua del pozzo turchese a farla addormentare!»
«Non ne sono più sicuro». Rispose. Pablito aprì la porta della sua decapottabile. Fece cenno di si con la testa, la posò sul retro, in modo che guardasse dal finestrino, era un lungo viaggio, non erano mai andati oltre l’orizzonte, si erano sempre fatti spedire tutto da corrieri, costeggiarono il mare, fecero molte soste, e finalmente arrivarono dal dottore. «Da quanto dorme sua moglie?», «Da cinquanta anni, più o meno». Il dottore le buttò un bicchiere d’acqua sulla faccia e Maria prima di svegliarsi, fece un lungo sbadiglio e si stiracchiò le braccia. «Maria finalmente! ».«Chi siete? Avete visto mio marito?» Il dottore, prese Franco in disparte. «Non deve sapere nulla, sarebbe troppo traumatico per lei, ci andrà un lungo periodo di recupero, ci occuperemo noi di lei, è meglio per tutte e due… ». Franco e Pablito, tornarono al loro paese, e Franco guardando il mare era felice che Maria si fosse svegliata, si posò le mani secche sulla testa per guarirsi, ma non riuscì a smettere di piangere per tutto il viaggio, prima di ritornare a casa passò dal pozzo turchese e si mise a dormire.

2 comments

Lascia un commento