Una mattina io e Rieta ci svegliammo che assieme formavamo le quattro stagioni, mi stupii dell’accumulo di neve sul lato destro del mio corpo che dal bordo del materasso ricadeva sul linoleum ; pensai fosse un mezzo sogno allucinato e tuffai il viso sul guanciale mezzo innevato per trovare ristoro dalla mia parte sinistra caldissima e abbacinante, sudavo mezzo freddo e mezzo caldo. Con la mia mano sinistra bollente, cercai il corpo di Rieta, mi sembrò di infilare la mano in una buca delle lettere dimenticata nella foresta equatoriale. La ritrassi, estirpando pezzi di fogliame e un uovo piccolissimo e turchese. Mi girai verso Rieta, la sua parte destra era fiorita, lussureggiante, strani colibrì volteggiavano sotto la sua pelle, forse per via dell’uovo rubato, lo riposai sulla sua pelle e venne riassorbito al suo nido, respirai la sua guancia destra ricoperta parzialmente di muschio con la mia narice sinistra dilatata dal caldo, dall’altra mia narice staccai un pezzo di ghiaccio che cadde sulla pelle primaverile di Rieta e si trasformò in una pioggerellina interna. L’altro lato del suo corpo era una visione bruna umida e mezza rinsecchita, sotto la sua pelle le vene erano rami e mulinelli di foglie. Posai la mia mano bollente sul mio occhio destro, per scongelarlo. Mi sentivo un gelato fritto tagliato a metà. –Sto nevicando , mi sta uscendo la neve dalle orecchie dalle ascelle- Dissi tra me e me, scrollandomi la neve dalle mutande,la neve sbuffava dai miei pori fino alla parete. Rieta si girò in bilico su un lato, dandomi la schiena, mostrandomi un mare blu sospeso sopra l’orizzonte sinuoso della sua spina dorsale, sotto quella linea di orizzonte la pace di grandi alberi spogli ricoperti di rugiada sotto la luce di un tramonto che sentivo appartenermi. Senza svegliarla, la abbracciai da dietro, la sua parte primaverile con quella mia estiva si fusero senza creare escursioni termiche, la mia invernale con la sua autunnale creò una specie di brivido che quasi la svegliò, fu svolazzamento di foglie e conchiglie e sabbia. Mi sentii sprofondare dentro di lei, come una luna inghiottita dal mare, ci fu un attimo in cui combaciammo perfettamente e diventammo una sfera sola sospesa nella notte, una eclissi, un ecosistemamore, poi lentamente uscii dall’altra parte del suo corpo e tutto ritornò normale . La sua mano mi accarezzò una spalla, sul suo cuscino l’ odore rassicurante del nostro mondo.
Meraviglia….mi torna in mente “il labirinto del fauno”.
Fantastico, complimenti per fantasia e realtà, dimensioni oniriche e reali mescolate… bello..
grazie Manutheartist
è quello che sto cercando di fare 🙂