Amaremoto, mi è affine
agitare assieme all’uso,
vengono cose ad agitarmi,
anche se non le uso.
E’ un veleno che devo filtrare,
per osservarmi in viso.
Ci vuole forza anche per accarezzare,
la tua pelle
la mia felicità ogni tanto sviene,
è un peso da trascinare, quella felicità.
Amaremuto ci vorrebbe,
come aggiustare una bici,
assieme al proprio papà, che ti ringrazia
con uno sguardo da non spiegare, ma toglie fatica
al ripensare, a quella muta forza
che ti ha lasciato amare a modo tuo.