L’odore dell’oceano

Un collant così aderente, dentro al quale apparivi diversa
Era tutto equatore in te, ancora tutto al centro
ogni parte del tuo corpo conteneva anche il tuo volto.
Così che guardandoti tra le dita, potevo scorgere
Il tuo stato d’animo.
E’ più facile innamorarsi così,
non puoi avere scelta se conosci
ciò che anima le cose,
la forza dei germogli, una quercia nella ghianda.
La forza della giovinezza è una sfera
Non lasciarti tirare dalla tristezza,
annidati, accovacciati, non perdere il tuo odore.
La piazza ghiacciata entra da fuori, attraversa le finestre,
non sono quello che vedo, di me
ma non posso togliermi da quello che mi penetra.
Non è farsi violentare ,stare in posti squallidi?
Non tentare neppure di approdare ?
E suonare ogni campanello possibile.
Quando ero più giovane, ero anche io un equatore
Non ero ancora allungato verso i poli,
la mia testa non era ancora stata nella morsa del ghiaccio,
il mio baricentro mi consentiva di non perdere l’equilibrio.
L’intero corpo rideva,
l’intero corpo cantava.
Avevo ancora il profumo del seme.
Anche queste piante dai lunghi rami,
hanno inglobato qualcosa di tetro,
simili ai lampioni, la stanchezza genera decadenza.
Dovremmo andarcene in una città senza case,
ritrovare la nostra forma nella sabbia
come fece Rimbaud, che scappò verso l’equatore
e lasciò la terra masticata dalle parole,
non si fece catturare nemmeno dalle sue poesie.
Siamo ostaggi dei nostri mobili e immobili,
delle nostre pile di libri,
basterebbe un’onda di oceano che ho dentro
per ridimensionare le cose.
Ecco, quando ti respiro,
dai accesso al mio oceano,
e di quello scorgo l’odore.
oceano

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