Susanna come suggerisce il nome, adorava la panna, aveva già una pelle grassa di suo,( una dolcissima fochina che ho amato fino a quel giorno) quell’eccesso di sebo, si accumulava sulla sua pelle in puntini rosa, come capezzoli lillipuziani deliziosi, a me piacevano moltissimo, erano in sottile rilievo su tutto il suo corpo e quando facevamo l’amore creavano sensazioni stimolanti. Chi poteva immaginare che sotto quelle capocchie rosa si stesse covando un arsenale pirotecnico? Nella nostra convivenza sentivo ranzate di solfatara, ma pensavo che era per via di quelle strane saponette all’aleppo o allo zolfo, e perfino alla strana conformazione del nostro amore, anche io stavo assomigliando sempre di più ad un tricheco, non avevo bisogno nemmeno della crema per proteggermi dal sole, quello strato di unto sulla nostra epidermide non se ne andava nemmeno dopo la doccia, era impermeabile all’acqua, uno strato di cera . Sudavamo freddo sotto la pelle in piena estate. Orgasmi seborroici, tutto perfetto. Potevamo fare a meno del burro per intingere le teglie per le torte, o lucidare il parquet rotolandoci nei nostri giochi per versi, nel senso che prima ci rotolavamo in un verso e poi nell’altro, fino a scontrarci e agglomerarci in un corpo solo.
Non eravamo diversi dagli altri, fino al giorno in cui mi disse :
-Vieni a vedere amore! Schiacciandomi un punto rosso è uscito questo.- Presi in mano la cosa, era solida e grande come le candeline dei compleanni. La buttai, ma sinceramente iniziai ad inibirmi parecchio, nei giorni successivi riuscii a trovare le scuse più disparate per evitare di rotolarci assieme. Una sera avvenne l’inevitabile.
-E’ per via di quei cosi che ho nella pelle vero?- Io feci finta di scendere dalle nuvole, ma lei andò in bagno e pianse, stette delle ore nel bagno.
-Amore esci? Guarda che a me piaci così come sei!
-Stronzo!- Stetti sul letto ad osservare la luce del bagno che filtrava nella stanza, ogni tanto sentivo un piccolo “pluf” e poi il rubinetto aperto, l’alba pareggiò la luce che proveniva dal bagno, cercai di darmi delle risposte, forse il mio inconscio aveva interpretato quel piccolo tampax corporeo con un fallo di cane, cercai di fondere quell’immagine a quella più rasserenante di un piccolo cornetto di corallo, ma il cornetto di corallo cos’era se non uno cazzetto di cane?
-Amore mi è passata! Giuro.
-Ho quasi finito!- Disse, facendomi venire un groppo in gola. Mi alzai, lei aprì la porta chiusa a chiave, aveva il volto tumefatto e tutto il resto del corpo gonfio e rosso allo stesso modo. La vasca piena di quei cosi rossi, accatastati l’uno sull’altro assieme a tamponi di ovatta.
-Amore, ti porto al pronto soccorso, hai bisogno di…- Lei mi interruppe, ero sconvolto.
-Di amore! Prendimi una sigaretta, fumiamola assieme, come facevamo sempre .-Rispose.
L’ abbracciai da dietro, e dopo essersi accesa la cicca gettò il fiammifero nella vasca, un botto pazzesco fece tremare il mondo. Mi svegliai di soppiatto.
-E’ stato soltanto un petardo, di quelli potenti.- Mi disse Susanna, aveva ancora tutti i suoi puntini rossi, la abbracciai e tutto ritornò come prima, il nostro amore continuò per tre giorni, fino a quando mi disse di provare una forte attrazione per il farmacista, e che era meglio non vederci più.
Da allora ogni capodanno compro una scatola di petardi, per aprirli sniffarli e ricordare il suo odore, poi li butto nell’organico, senza scoppiarli, come fossero pezzi di carne.L’amore è un fuoco pirotecnico