I buchi di melania

L’ incontro con Melania era a mezzanotte, ma arrivai davanti all’hotel con due ore in anticipo , avevamo optato per quel luogo per tanti buoni motivi. Melania arrivò con una grande valigia dell’ottocento. Il suo viso aveva il cerone luccicante come i suoi selfie, pensavo fossero una post-produzione. Capelli neri tirati all’indietro e lo sguardo fiero di una giovane Callas, chiuse le palpebre e allungò il collo, come se stesse annusando l’aria e chiusi gli occhi per annusarla anche io.
-Perché non mi baci?- Sbottò dopo due minuti tutta seccata.
-Ah scusa, rifacciamo tutto, richiudi gli occhi e…
– Taci, iniziamo male.- Rispose dirigendosi tutta impettita verso l’entrata. Presi la sua valigia, e prendemmo l’ascensore. Tacchi e collant color carne. D’un tratto realizzai il motivo per cui eravamo lì. Avrei soddisfatto le sue aspettative? Entrammo nella stanza fatta di un letto e un bagno. Posai la valigia sul letto. E lei andò in bagno, si osservò allo specchio e mi chiese di portarle la valigia.
-Sai Melania, è la prima volta che vengo in un hotel con una donna, e mi stavo chiedendo che ci faccio qui, Insomma sei cosi radiosa, e colta, sembri molto colta.
-Colta da una sfiga, questa valigia è la mia Trousse , come sai ho l’ emmentalite, passo ore a togliermi e rimettermi i tappi. Sei sicuro di vedere il mio vero aspetto?
-Dentro a questa valigia, potrebbe starci una persona intera!- Risposi cercando di essere ironico. Che idiota.
-Taci, iniziamo male due volte! Alla terza prendi un taxi e vai a casa.
– Melania, guarda che per me non è assolutamente un problema l’emmentalite, ho sempre trovato le donne con qualche dermatosi molto affascinanti.
-Ma io non sono le donne.
-Taxi?
-Ultima chance.
Dopo avere sbuffato, incominciò a “destuccarsi” il viso, passò un batuffolo di acqua di rose sulla fronte.
-Vedi questo è un tappo di sughero.- Sospirò. E lo ripose nella valigia. A giudicare dagli spazi vuoti della trousse, di tappi nel suo corpo doveva averne molti, tolse altro trucco ed apparvero biglie di vetro sulle guance, e poi pezzettini di legno sagomati, e mentre il cerone colava dal suo viso a cazzuolate, emergeva in lei un’ espressione da topolina sperduta.
-Questi pezzi di legno invece li ho presi da vecchi violini e tasti di pianoforte, li ho sagomati per adattarli ai mie vuoti, ti fanno schifo?- Dissi che non mi facevano schifo, tutto in lei sembrava rimanere integro, pieno di segreti, i buchi del suo corpo erano come i segni della tempesta in una mela biologica, una bellezza presa a morsi dalla vita.
– Guarda qui sulla spalla ho una cornetta del telefono, è uno dei pezzi più grandi, la cornetta mi fa una spalla perfetta.- E ripose con cura quel ricevitore nell’apposita sede della valigetta.
-Per gli altri pezzi forse è meglio che mi faccio una doccia.
-Fai pure Melania, ti aspetto di là, faccio arrivare due pizze d’asporto ti va?
-Preferisco il sushi. E una bottiglietta di barolo docg .Ma dopo aver fatto la doccia assieme, o che ci siamo venuti a fare qui?-
E sotto la doccia, in quell’ intimità senza censure, avrei voluto perdere anche io dei pezzi che erano dentro di me, ma quelli non vanno via con l’acqua. Poi cominciammo a baciarci, le appoggiai le mani sui fianchi, e cadde un orologio a cipolla, poi una bottiglietta di coca cola, un cuoricino di plastica, caramelle e una bambolina voodoo che chissà che buco copriva, e poi smisi di guardare che cosa cadesse sui miei piedi, perché le sue dita tapparono i buchi nella mia anima, e di tutte le mie stronzate.

Dopo le dissi che volevo aiutala a ricomporre il tutto, come nell’allegro chirurgo. E me ne andai a casa in Taxi.

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