Un ragno che sputa la notte,
seta nera è l’avvolgerci
nell’accordatura sinuosa e pubica
sfiorarci come impalpabili ombre
carezze per affliggerci.
Quanto è giovane l’antico ripetersi,
nodi di lingua suoi capezzoli
alfabeti di bocche e gesti
tesa, pelle, membro- corda
sacra fune, su fili di vene sempre più fini
come una vacca assopita, la vita
rigetta i suoi flutti di pelle sorgiva
ora aprirsi e richiudersi, mansueta urla muta
al toro che è in me, con dolcissima forza
per dividerti e schiuderti
strapparti le natiche come zolle di terra
l’eco del mondo in quel caldo fotterci
brilla il mio seme nei tuoi umori.
Come faccio ad addomesticare la tua assenza?
M’ hai partorito di presenza accesa,
nell’aperto contrasto con il mondo greve
l’universo è sceso in terra, lieve
vederti è ogni dove.
Parlo con caviglie, pupille, capelli, piedi
come a germogli esplosi al sole
quasi da sentirmi donna
nell’ incessante accedervi.