Ho la tua schiena tiepida tra le mani,
l’osso sacro di una femmina sacra.
la vita sul trapezio oscilla tra i due emisferi.
Sei la latenza di un suicidio quotidiano.
Venere tramandata dì generazioni,
infinite boccate di mare t’ hanno creata.
Bocche stupide tra scintille perfette,
tra queste volgari parole, lacerate dall’ignoranza:
Per secoli, amore. Sii arrogante, nudiamoci.
Le parti più raffinate, qui tra le nostre mani,
quando assaggio il tuo universo.
cadi nella rete, felicità, ho fatto crescere boschi di castagni,
ho creato questi fiumi, tutto per questo odore.
Assorbiamoci, saremo un po’ diversi,
come nuvole, tra segreti dispersi.
L’ombra sul prato, lontano, una cascina,
ed è più facile respirare, quando sei vicina.
Copyright : Andrea Gruccia